Il loro è un progetto come dovrebbero essercene tanti in Italia e nel mondo: Tu vai che puoi (già il nome è davvero suggestivo), da cui nasce l’acronimo T.V.C.P si propone come un’equipe multidisciplinare che affronta il tema dell’inclusività e della valorizzazione del potenziale e della cura personale.
Artefici ne sono Deborah e Matteo che insieme hanno fondato Tu vai che puoi proponendo una serie di percorsi che vanno dal Turismo inclusivo dove si occupano di segnalare le strutture inclusive al progetto Clinico in cui lavora un’equipe di 7 professionisti. Abbiamo deciso di raccontare la loro storia, perché crediamo che i differenti punti di vista e i diversi approcci servano ad ampliare il nostro sguardo sul mondo.

Cominciamo da questo nuovo sguardo nel mondo: qual è stata l’intuizione che vi ha permesso di mettere in piedi il progetto?
Sono più di 10 anni che lavoriamo con la disabilità in ospedale e non e la cosa che più abbiamo sentito nella nostra esperienza era la mancanza di accessibilità e di inclusione nelle strutture ricettive e quindi spesso ci siamo trovati utenti spiazzati dal famoso effetto sorpresa negativo che faceva passare la voglia agli utenti di vivere un’esperienza. Allo stesso tempo è emersa la voglia e la necessità di collaborare con i tecnici del mestiere (architetti, geometri, ingegneri) per creare negli spazi domestici la vera inclusione e accessibilità secondo le diverse disabilità. Crediamo fortemente che il lavoro del clinico supportato da tecnici possa davvero fare la differenza.
Grazie a “Tu vai che puoi” com’è cambiato il vostro approccio al mondo? E quello delle persone che si affidano a TVCP?
Grazie alla nostra scala di valutazione “ALL INCLUSION SCALE 1.0” abbiamo uno strumento versatile che può essere utilizzato ovunque e che ci permette di andare oltre i parametri di legge per creare bellezza, funzionalità, adattabilità ed inclusione. Siamo clinici, quindi scienziati e noi ci affidiamo alla scienza per muoverci quindi il nostro approccio autentico e di valore ha creato una grande fiducia nelle persone che si affidano a noi.
Basta pensare al fatto che noi conosciamo molto bene le diverse esigenze di chi, ad esempio, si muove in carrozzina manuale o elettronica e conosciamo le diverse progressioni della patologia quindi il nostro lavoro pensiamo sia davvero di grande supporto.
Parlando di strutture e di turismo quali sono i problemi che spesso riscontrate?
Spesso le barriere sociali legate alla comunicazione e all’approccio non verbale sono il grande ostacolo, successivamente ci sono le barriere architettoniche.
Per le prime crediamo fortemente nella formazione per la seconda abbattiamo tutte quelle convinzioni dove ci vogliono grandi opere edilizie per rendersi accessibili.
Riscontriamo spesso inoltre poca attenzione ai servizi comuni (piscina, spiaggia, spa), ricordiamoci che una persona va in vacanza non solo per chiudersi in una stanza ma per poter fare anche lui stesso esperienze.
Quali sono secondo voi gli accorgimenti che una buona progettazione deve valutare nel momento in cui vuole essere inclusiva?
Gli spazi di manovra e le pendenze pensiamo che siano il fulcro di tutto!
Quale è il vostro sogno più grande?
Che il nostro servizio possa essere conosciuto il più possibile per aiutare più persone possibili ed iniziare a far capire ai tecnici che la nostra collaborazione fa davvero la differenza.
Parliamo di bagni. Cosa fa la differenza nel momento in cui si vuole essere accessibili?
Gli spazi di manovra, la posizione e il tipo di sanitari sono importanti per rendersi accessibili, per rendersi inclusivi invece la bellezza funzionale è il fulcro quindi l’universal design per noi è d’obbligo. Basta ospedalizzare i bagni i giusti accessori nel posto giusto con magari un tocco di classe J
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Creare una rete solida di collaboratori che abbiamo la nostra stessa mission e vision e proporre a tutte le grandi catene il nostro servizio, perché nel 2021 il nostro bellissimo paese è giunto il momento di farlo conoscere a tutti, tutti davvero!

